Newsletter GCV – 05-2018
2 Maggio 2018
MINISTERI PER LA GESTIONE CRISTIANA DELLA VITA
NEWSLETTER TRIMESTRALE DELLA DIVISIONE INTEREUROPEA
n. 5/2018
La parabola dei talenti
La parabola dei talenti, se ben compresa, eliminerebbe l’avidità che Dio definisce idolatria
E.G.White Testimonies vol.3 pag.387
Vorrei soffermarmi su questa parabola riportata nell’Evangelo di Matteo 25:14-30
Questa parabola insegna che quando il Signore tornerà, troverà dei servi veri e dei servi falsi.
Non è difficile capire che Gesù è il padrone e che il lungo viaggio è il periodo che intercorre tra le sue due venute.
Dio ha affidato agli uomini dei talenti e desidera che essi si rivolgano a Lui per ricevere consiglio.
Di tutti i beni accordati, scriverà E.G.White in “Consigli sull’economato cristiano”, il più prezioso è la parola. Dovrebbe essere usata per proclamare la sapienza di Dio ed il suo immenso amore. La presenza del Salvatore in noi è rivelata dalle parole.
L’influsso è un talento ed è un potere al servizio del bene, quando è guidato dall’amore di Dio.
I beni materiali di cui disponiamo sono anche essi dei talenti. La parabola ci presenta una distribuzione differenziata dei talenti ed il rendimento richiesto è in rapporto a quelli ricevuti. Quello che determina la lode del Signore è la fedeltà con la quale vengono usati i talenti ricevuti; non viene richiesta la somma guadagnata, ma il padrone misura l’impegno. Ognuno aveva impegnato tutte le proprie facoltà ed aveva ottenuto un guadagno del 100%.
Ogni amministratore è chiamato a compiere un’opera speciale per diffondere il messaggio di Dio. Nessuno è esonerato. Diciamo di essere dei cristiani che aspettano il ritorno di Cristo sulle nuvole del cielo: che uso faremo del nostro tempo, della nostra conoscenza, dei beni che non ci appartengono e ci sono stati affidati per mettere alla prova la nostra onestà? Offriamoli a Gesù. Impegniamoli per proclamare il suo messaggio.
Le capacità spirituali, mentali e fisiche, l’influsso, la posizione sociale, i beni, gli affetti, le simpatie sono altrettanti talenti preziosi da usare nell’opera per la salvezza degli uomini per cui Cristo è morto.
I figli di Dio dovrebbero rendersi conto del fatto che il Signore non ha affidato loro dei talenti perché ne traessero dei vantaggi materiali, ma perché si assicurassero un solido fondamento in vista del futuro e dell’eternità. Tutti hanno ricevuto dei talenti; la quantità è proporzionata alla capacità di ognuno. Se il capitale che il Signore ci ha affidato non viene utilizzato o viene seppellito sotto terra, anche se si tratta di un solo talento, dovremo rendere conto al Signore. Egli non reclama i nostri beni, ma i suoi e con interesse. Quando i nostri talenti saranno utilizzati alla gloria di Dio, porteranno frutto. Spero che ogni chiesa si impegni a sensibilizzare coloro che non si lasciano coinvolgere. Il servo che aveva sotterrato il talento si discolpò dicendo che aveva avuto paura. Era un incredulo con un falso concetto del padrone. Se quell’uomo avesse guadagnato un talento, sarebbe stato lodato come gli altri. Chi vuole impegnarsi per la gloria di Dio, riceverà anche i mezzi per farlo.
Fra gli Avventisti del Settimo Giorno vi sono persone molto attaccate ai loro beni che costituiscono il loro dio, il loro idolo. Essi amano il denaro, le loro case, il loro bestiame, la loro merce più del Salvatore che per amor loro ha rinunciato alle sue ricchezze. Per loro Cristo non ha valore. Essi sono degli amministratori pigri, preoccupati solo dall’accumulare i beni affidati loro da Dio, mentre i loro simili restano nell’ignoranza e nell’errore. Ogni uomo dovrebbe coltivare tutte le sue capacità per raggiungere l’obiettivo di anime da salvare. Questo è quanto ci insegna la parabola dei talenti. Utilizziamo i nostri talenti al servizio di Dio!
Michele Abiusi
Direttore dei Ministeri della Gestione cristiana della vita
Unione italiana