Newsletter GCV – 01-2017

MINISTERI PER LA GESTIONE CRISTIANA DELLA VITA

NEWSLETTER TRIMESTRALE DELLA DIVISIONE INTEREUROPEA

[  Il Dipartimento dei Ministeri della Gestione Cristiana della Vita della Divisione Intereuropea, ha iniziato a produrre una Newsletter che avrà cadenza trimestrale. Non è una Newsletter vera e propria, bensì una sorta di riflessione. ]

Essere generosi, come Dio

Per molti cristiani l’evangelo di Giovanni è l’evangelo più amato, sebbene, dovremmo sottolineare, ogni evangelo ha la propria speciale bellezza. Il linguaggio dell’evangelo di Giovanni è abbastanza semplice da essere capito dai bambini, e tuttavia estremamente profondo. Giovanni 3:16 è il verso più noto di questo evangelo ed è considerato come il testo d’oro della Bibbia, conosciuto a memoria da ogni cristiano praticante che legge la Bibbia. Noi non arriveremo mai a capire fino in fondo il significato di profonda verità espressa in questo versetto, vogliamo però considerarlo dal punto di vista dell’economato cristiano.

Dio ama donando

Se volessimo racchiudere l’intera Bibbia in una frase di poche parole, quali vocaboli utilizzeremmo? Il soggetto può essere soltanto uno: Dio. Il Suo Nome, la Sua presenza, le Sue azioni e le Sue parole dominano l’intera Scrittura, dalla Genesi all’Apocalisse. Ma quale verbo sceglieremo? Siamo tentati di dire che “amare” è azione. Tuttavia il verbo che emerge è “dare”. E in tal senso, la frase che riassume l’intera Bibbia potrebbe essere: “Dio dà”.

Noi siamo ciò che siamo e abbiamo ciò che abbiamo perché Lui dà. Amare vuol dire in primo luogo dare piuttosto che ricevere. L’amore non può essere separato dal dare; lo si esprime tramite il donare. Il nostro Dio è un Dio generoso. La creazione, la nostra esistenza, la creazione della Terra sono espressioni del Suo amore. Non troverete le parole “economato cristiano” nel racconto della Genesi, ma l’idea è tuttavia presente.

La Signoria di Dio, al contrario del dominio dell’uomo egoista e avido, è manifestata tramite il dare. Dare racchiude tutto, e l’atto della redenzione ne è la prova. La nostra salvezza è basata sul più grande atto di dare nell’intero universo – il sacrificio di Gesù Cristo. Il grande paradosso della Bibbia sta nel fatto che Dio “reclama tutto dando via.” (K. M. Kapic, God so loved, He gave)

Ellen White cattura queste profonde verità nel seguente passo: “Guardando a Gesù noi vediamo che dare è la gloria del nostro Dio… Cristo ha ricevuto ogni cosa da Dio, ma Lui ha preso per dare… In tal modo tramite Cristo il cerchio della generosità è completo, rappresentando il carattere del grande Datore, la legge della vita.” (Desire of Ages, p. 21) Dare è il vero DNA del Cielo. In Giovanni 3:16, troviamo per la prima volta in questo evangelo la parola “amare” in forma esplicita. Nel Vecchio Testamento la parola “amare” è utilizzata come tale in Genesi 22:2: “Prendi ora tuo figlio, il tuo unico figlio, colui che tu ami, Isacco… e là offrilo in olocausto…”. Le allusioni, gli elementi paralleli di Genesi 22 sono un’anticipazione di ciò che avverrà al Golgota. L’amore si esprime dando. Noi siamo chiamati a guardare all’interno della profonda realtà divina e vedere che abbiamo un Dio generoso.

Crediamo in Lui dando

Potremmo pensare che “amore” è la parola più citata nell’evangelo di Giovanni. In realtà la parola chiave che domina interamente questo evangelo è “fede”. Diversamente dalle epistole di Paolo, dove “fede” è un nome, nell’evangelo di Giovanni “fede” è resa come verbo. Non è statica; non è qualche cosa che accade una volta per tutte. E’ un’azione continua ancorata in Dio. E tale la troviamo espressa in Giovanni 3:16: “(chi) crede in Lui”, e nel testo chiave di questo evangelo: “Ma queste cose sono state scritte affinché voi crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome.” (Giovanni 20:31) La redenzione non la realizziamo noi; è il dono di Dio messo nella mano della fede e la vera fede vivente si esprime da sé, si manifesta, è attiva. Sono colpito dalla definizione che Clarence Stoughton dà della gestione cristiana della vita (stewardship): “vuol dire credere, è la risposta di un cuore ripieno di gratitudine per l’amore che redime… è ciò che ‘faccio’ dopo aver detto ‘credo’.” La fede permette all’onda della generosità di inondare la nostra vita e si esprime tramite la gratitudine verso Dio. La gratitudine è molto più profonda del ringraziamento. Quando ci rendiamo conto che non siamo degni di niente, che possediamo ogni cosa per la Sua grazia e che il prezzo di questa grazia è stata la vita di Cristo, i nostri cuori si riempiono di gratitudine. Spesso la nostra vita è adombrata da oscurità prodotta dal nostro egoismo ed egocentrismo. Le circostanze sfavorevoli ingrandiscono questa oscurità che non siamo in grado di scacciare. Nell’evangelo di Giovanni la sola cosa che possiamo fare è quella di lasciare che la luce entri nell’anima; solo la luce può superare l’oscurità. La fede espressa con la gratitudine apre la finestra del cuore alla luce. La gratitudine inizia con il fare qualcosa. Guardiamo a Cristo, la notte in cui fu assediato dagli eserciti delle tenebre, quella notte Lui sapeva di essere solo, di essere interrogato e condannato. Egli prese il pane, ringraziò Dio e lo diede ai Suoi discepoli come simbolo del dono di sé. E’ l’unica occasione dove ci viene detto che Egli cantò un inno di lode. Ogni sabato noi abbiamo l’opportunità di dire a Dio “Grazie” restituendoGli decime e offerte. Ogni Sabato l’atto di dare può diventare adorazione e gratitudine. E noi diamo perché Lui ha dato per primo.

Chiunque può credere in Lui

Il testo d’oro è affiancato da due racconti allo scopo di coprire l’intera gamma dell’umanità e trasmettere la preziosa verità che ognuno può credere in Lui. Da una parte abbiamo la visita notturna di Nicodemo, dall’altra, nel pomeriggio, l’incontro con la donna samaritana. Ci sono diverse somiglianze e differenze tra i due incontri, ma questa non è la sede per discuterne. Ci soffermeremo invece su due dettagli che troviamo nell’evangelo di Giovanni. L’evangelista Giovanni menziona un aspetto che alcuni potrebbero trovare di poca importanza, ma che lui non poteva omettere. In Giovanni 4:28, ci viene detto che “la donna, allora, lasciò il suo secchio”, lì al pozzo, dove tutti potevano vederlo. Era la prova della sua fede, della straordinaria scoperta che aveva fatto quel giorno. Aveva incontrato Dio nella persona di Gesù Cristo, aveva parlato con il Messia. Per lei, la priorità divenne qualcos’altro, tutto il resto passò in secondo piano. Questa donna diventò il missionario di maggior successo in tutti e quattro gli evangeli. La Gestione Cristiana della Vita inizia con Dio che prende il primo posto nella nostra vita.

Anche Nicodemo, quando vide Gesù sulla croce, decise di liberarsi di molte cose che gli avevano impedito di mettere Dio al centro della sua vita. La fede di Nicodemo si manifestò con l’atto di dare (Giovanni 19:39). La quantità di aromi che portò era enorme, ma la cosa più importante fu l’atteggiamento d’amore espresso con quell’azione. E’ stato solo un gesto del dono di sé, dopo aver visto il Grande Sacrificio sul Golgota. Ora Nicodemo ha qualche cosa di molto più prezioso. La vita eterna è resa disponibile al Golgota. Abbiamo un Dio generoso. La nostra chiamata è così alta – essere generosi, come Lui.


(di Ioan Campian Tatar. Traduzione dall’inglese a cura di Franca Zucca)